CHI SIAMO / ATESSA: PROFILO STORICO

Alto e solenne sulle colline che degradano verso il Sangro, il profilo architettonico di Atessa, protetto dalla Maiella e proteso verso il mare Adriatico, si allunga compatto sulla dorsale del rilievo, circondato dalle periferie sempre più ampie, dalle contrade popolose e dal vasto nucleo industriale che ha impresso nuovi e diversi ritmi alla vocazione agricola del territorio. Consistenti resti archeologici disegnano il panorama insediativo dell’intera zona circostante: tracce di un abitato del bronzo finale, con testimonianze della coltivazione dell’olivo, in località Fonte Tasca, gravitante sulla contrada San Luca; la cinta megalitica italica, le metope dell’area sacra con eleganti delfini scolpiti e l’insediamento ellenistico-romano sull’altopiano di Monte Pallano; il malinconico Torso acefalo di Piano San Giorgio, il santuario dedicato a Veiove a Passo Porcari; le tombe italiche di Coste di Serra; manufatti fittili, epigrafi, tanagrine, sepolture ed altri materiali variamente rinvenuti in tutto il comprensorio. L’origine di Atessa è datata all'alto medioevo ed è legata alle vicende connesse alla donazione all’abbazia di Farfa del monastero benedettino di Santo Stefano in Lucana presso Tornareccio, che conserva nel toponimo il nomen dei Lucani, la tribù sabellica insediata su Monte Pallano. Nel Chronicon Farfense troviamo, infatti, la prima menzione storica di Atessa, ma la leggenda di fondazione si presenta sicuramente più accattivante. Essa racconta di un dragone immane e vorace di sangue umano che dimorava nel vallone di Rio Falco e divideva i due abitati di Ate e Tixa, terrorizzando la popolazione inerme. L’uccisione del bestione da parte di San Leucio, vescovo di Brindisi, libera il territorio dal mostro malefico e favorisce la fusione dei due opposti abitati con un processo di cornubazione e con l’edificazione, nel nodo di saldatura, di una chiesa in onore del Santo Vescovo, all’interno della quale si conserva ancora un costolone del drago ucciso. Sotto il racconto mitico trasparenti simbologie ne chiariscono i contenuti: la lotta tra il bene ed il male, ovvero San Leucio ed il drago, la bonifica delle paludi ad opera dei monaci basiliani, insediati in zona, la testimonianza di un resto fossile di animale preistorico, la veicolazione del culto di San Leucio lungo le arterie della transumanza, infine la preesistenza di due abitati longobardi, corrispondenti agli attuali quartieri di San Michele (Ate) e di Santa Croce (Tixa), che si fondono in un unico agglomerato urbano, Atessa, che nell’onomastica documenta l’antico processo di fusione. Citata come castellum nel catasto feudale del Catalogo dei Baroni e menzionata in alcune bolle papali, Atessa si struttura come realtà urbana fra X e XIII secolo, con l’abitato avvitato a fuso intorno agli antichi nuclei longobardi o agglomerato intorno alle chiese più antiche, fra cui, oltre San Leucio, San Giovanni, Santa Croce, San Michele, Sant’Antonio, extra moenia, San Domenico, di fondazione angioina. Nel 1269 Atessa subisce prima il giogo della servitù feudale, asservita a Radulfo di Cortinario e poi al dispotico e violento Ademario Maramonte, che viene trucidato dalla folla inferocita ed esasperata, e poi, nel 1305, ottiene il condono delle colpe commesse e lo status di Università libera, con statuti municipali propri. Inizia per la città un periodo di grande splendore e di crescita edilizia, grazie anche agli scambi ed ai commerci attivati dalla ripresa della pratica transumatica che ha in Atessa un importante punto di snodo e di passaggio ed un florido centro per la concia delle pelli. Viene ristrutturata ed ampliata la chiesa di San Leucio, la cui facciata, riorientata nella posizione attuale, viene abbellita nel 1312 dalle opere scultoree ancora esistenti, le nicchie con i simboli degli Evangelisti, di San Leucio e dell’Agnello Divino ed il pregiatissimo ed elegante rosone angioino a ruota, opera della scuola lancianese del Petrini. Altri capolavori artistici impreziosiscono nel tempo la chiesa, come la croce capitolare in argento dorato (XIV sec.), l’ostensorio di Nicola da Guardiagrele (1418), un capolavoro dell’arte orafa abruzzese, il busto argenteo di San Leucio (1731) e un pregiato coro ligneo (XVIII sec.), recentemente restaurato. Dell’antico assetto interno della chiesa, rimaneggiata in stile barocco, è venuto alla luce un affresco, databile intorno al XIII sec., che rappresenta una processione eucaristica, con evidenziazione del calice e dell’Ostia Magna. Nel 1348 Atessa vede ripristinato il giogo feudale  per volere della regina Giovanna I d’Angiò e, dopo alterne e varie vicende, nel 1507, la feudalità viene concessa da re Ferdinando il Cattolico a Fabrizio Colonna. Una servitù destinata a durare tre secoli, fino alle leggi sull’eversione della feudalità di G. Bonaparte e G. Murat. Nell’arco dei secoli XV-XIX il tessuto urbanistico della città si arricchisce di palazzi e di edifici pubblici e privati. Sorgono nuove chiese o vengono ampliate o ristrutturate quelle già esistenti: Santa Giusta o Madonna della Cintura (XVIII sec.); San Pietro (XV sec.); San Gaetano (XVIII sec.); Madonna del Carmine o San Rocco (XVI sec.); San Bartolomeo poi Maria SS. Addolorata (XVI sec.) e altre numerose chiese ora scomparse.Vengono inoltre fondati il convento celestiniano di Santo Spirito (1341); il convento di San Domenico, annesso all’omonima chiesa ed ora Palazzo Municipale e Teatro comunale; il convento dei Carmelitani, annesso nel 1603 alla chiesa del Carmine; il monastero di San Giacinto delle monache Clarisse (1667) ora scuola elementare, il convento di Santa Maria degli Angeli, meglio conosciuto come San Pasquale, fondato nel 1408 da Fra Tommaso da Firenze dei Frati Minori, in località Vallaspra. Infine, sul colle di San Cristoforo, viene eretta una colonna votiva per il patrocinio del Santo durante la peste del 1657. Vengono ristrutturate le porte urbiche: San Giuseppe (XIV sec.) con arco di forma gotica del sec. XI; Santa Margherita (XIII sec.); la Porticella (XIV sec.); l’Arco ’Ndriano (XVIII sec.), già Porta San Nicola (XIII sec.). Anche l’edilizia privata celebra i suoi fasti in numerose residenze gentilizie: palazzi Coccia Ferri (1569), De Marco (XV sec.), Flocco (XVI sec.), Marcolongo (XVIII sec.) e i più recenti palazzi Ferri, Spaventa, Carunchio (XIX sec.) ed altri. Dopo le imprese garibaldine e la proclamazione del Regno d’Italia, in Atessa è molto attivo il fenomeno del brigantaggio, determinato dalla miseria e dalla fame dei contadini. Ma anche le vicende belliche del XX sec. segnano dolorosamente la vita della città che, per i luttuosi eventi dell’ultimo conflitto mondiale, è stata insignita, nel 2011, di medaglia di bronzo al valore civile. Conclusa nel modo più tragico la guerra, stroncate le illusioni alimentate dal fascismo e dissolto il suo apparato organizzativo, Atessa si affaccia sulla scena del dopoguerra e della democrazia con speranze nuove e energie positive. Una febbrile operosità caratterizza l’opera di ricostruzione post-bellica, nuovi ritmi vengono impressi alla produzione agricola, si moltiplicano le iniziative commerciali ed imprenditoriali, cresce il numero dei professionisti, vengono istituite scuole di istruzione secondaria di II grado e l’assistenza sanitaria si qualifica per le buone prestazioni del locale ospedale. Vengono fondati gli istituti di credito ed un notevole sostegno all’economia viene fornito dalla Cassa Rurale ed Artigiana, ora Banca di Credito Cooperativo Sangro Teatina. Viene, infine costituito, negli ultimi decenni del XX sec. un nucleo industriale che trasforma la Valle del Sangro, un tempo ricoperta da paludi e da selve fittissime, in un’area florida e produttiva che fornisce lavoro e sostentamento a migliaia di lavoratori in aziende di grandissimo prestigio nazionale ed internazionale, come Sevel, Honda, Valagro, Bimo, Pail, Hiteco, Hydro Alluminio e tanti altri stabilimenti minori. Insignita del titolo di “Città del vino” e di “Città dei motori”, Atessa potenzia anche il settore culturale con iniziative ed istituzioni di elevato livello. Nel 2007 si apre la Mostra Permanente dei Presepi a cura degli Amici del Presepe; nel 2010, con l’aiuto determinante della Fondazione MuseAte, viene riaperta la biblioteca comunale “Filippo Cicchitti Suriani”, ristrutturata ed arricchita da una collezione di libri d’arte donata dal concittadino Valter Storto e viene inaugurato, presso Palazzo Ferri, il Museo Aligi Sassu con 210 opere del grande maestro messe a disposizione dal cognato, il gallerista e mecenate Alfredo Paglione; nel 2011 vengono inaugurate, sempre a Palazzo Ferri, la mostra di quadri e di sculture intitolata al donatore Valter Storto ed ai suoi genitori Tommaso Storto e Gilda Vaselli e la mostra permanente “I colori dell’acqua”, con opere di artisti contemporanei, presso l’ex chiesa di San Pietro. Il teatro comunale ospita manifestazioni di spessore e l’annuale rassegna dialettale del concorso “Il drago d’oro”, lo sport vive intense emozioni con i giochi delle Atessiadi, le numerosissime associazioni culturali e le confraternite danno vita ad iniziative musicali, religiose, gastronomiche, sportive, ludiche, ecc. nell’arco dell’anno, vengono portati a compimento il restauro e la catalogazione dei preziosi archivi storici comunale e parrocchiale. L’edilizia privata registra una grande espansione, dilatando le periferie urbane ed accrescendo il tessuto abitativo delle contrade, l’edilizia pubblica, dopo l’installazione della monumentale fontana di Giò Pomodoro a Piazza Oberdan e la costruzione del parcheggio multipiano ad essa adiacente, si prepara a nuove sfide con la costruzione del palazzo per l’archivio storico comunale e di diverse strutture nelle contrade e con il grande intervento su Piazza Garibaldi, parcheggio interrato, sala polifunzionale e rimodulazione del profilo del Colle San Cristoforo, destinati a cambiare il volto della città ed a proiettarla nella nuova realtà del III millennio. Adele Cicchitti

Foto a cura di Riccardo Menna

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