La magia senza tempo del presepe

Nei locali dell’ex mercato coperto, situati nei pressi della centralissima Piazza Oberdan, al centro della quale troneggia la monumentale fontana ideata da Giò Pomodoro, ed adiacente al parcheggio multipiano, accessibile anche ai disabili, si snoda il fascinoso itinerario della Mostra Permanente dei Presepi, allestita e gestita dall’Associazione Amici del presepio.

Nella storia dell’Associazione, fondata nel 2002 da 8 cultori locali, tra cui Padre Giuseppe Cellucci, assistente ecclesiale nazionale e Vincenzo Cicchitti, attuale presidente, l’inaugurazione del percorso museale, nel dicembre del 2007, alla presenza di S. E. Arciv. Bruno Forte, rappresenta sicuramente la tappa più prestigiosa e l’approdo di tanti sacrifici e fatiche che hanno impegnato i soci nella realizzazione dei manufatti e nell’allestimento delle quinte scenografiche.

L’Associazione vanta anche l’organizzazione delle annuali edizioni della mostra presepistica atessana e la partecipazione a prestigiose rassegne nazionali ed internazionali, tra cui quella presso il Museo dei Cavalieri di Colombo di New Haven, negli USA, dove è stato esposto il presepio ambientato nel convento di San Pasquale. L’allestimento della Mostra Permanente dei Presepi di Atessa si fissa sull’orizzonte dell’arte presepistica con connotati di forte originalità e creatività artistica. L’ambientazione della fluttuante e multiforme realtà che anima i vari quadri si colloca, infatti, all’interno degli spaccati di tessuto urbanistico e di vissuto antropologico del centro storico della città, ridisegnato sul filo della memoria, sulle suggestioni emotive delle vecchie foto e sulle più crude verità dei documenti.

Il palpito di vita del passato batte il suo ritmo nei materiali vecchi ed obsoleti, recuperati con certosina pazienza ed assemblati con rara perizia per restituire l’ordito del tempo e regalare lo stupore di un’emozione nuova e toccante.

La duttilità nell’adattare, fondere, plasmare e rivitalizzare i materiali più diversi, nuovi o datati, l’estro nel creare soluzioni meccaniche per simulare gli eventi atmosferici, i ritmi stagionali, gli arnesi del lavoro e la gestualità delle azioni quotidiane, e la capacità nell’utilizzare con discrezione i ritrovati della più moderna tecnologia per far riemergere la memoria perduta, generano atmosfere poetiche, seducenti ed accattivanti e rendono l’allestimento presepistico di Atessa un unicum suggestivo ed irripetibile.

Ma anche l’entusiasmante concorso di energie umane, la progettazione e realizzazione di scenografie armoniose e gli slanci creativi, sostenuti dalla fede, filtrati dalla passione e motivati dalla generosità, si materializzano in decine di scene, segnate da un impressionante tessuto realistico e scandite da suggestivi rimandi storici che contribuiscono ad illustrare il racconto laico della vita di fronte al mistero della Natività. I percorsi di visita, strutturati per restituire a pieno la valenza religiosa e simbolica dei vari diorami, introducono i visitatori in un clima sospeso, quasi irreale, in spazi circoscritti e tempi dilatati, dove ogni dettaglio, anche il più minuzioso, cattura l’attenzione e serve a ricostruire schegge di esistenza remota ed a svelare frammenti di identità civile e religiosa che emergono dalle trame di vita intessute per secoli e generazioni. La storia urbanistica di Atessa si proietta così nella realtà del presepe e la realtà dl presepe si inserisce nella ricostruzione del profilo storico ed architettonico dell’antico nucleo di Atessa, integrandosi e fondendosi in un mutuo scambio di rivisitazioni oggettive e concrete e di dimensioni oniriche e fiabesche.

Il primo itinerario di visita introduce i visitatori all’interno di un contenitore architettonico che riproduce fedelmente, con l’utilizzo di materiali recuperati o simulati come vecchi, le principali porte di accesso che ritmavano l’antico circuito murario medioevale della città, i supportici, i passaggi coperti e di tutti gli angoli caratteristici dell’antico impianto urbanistico di Atessa ancora in parte leggibili nella pianta della città. Essi fungono da scenografico fondale alle scene presepistiche che rivisitano con grande realismo gli spazi della struttura urbana, le viuzze e le ruelle che si aprono su slarghi e cortili, le gradinate e le scalinatelle civettuole, le piazze, i palazzi, le corti, i loggiati, i portoni e gli androni, in gran parte obliterati, che si mescolano ai più umili esempi di edilizia popolare, ancora pulsanti di vitalità e di saggezza.

Ma sono soprattutto i vecchi conventi, trasformati in funzionali strutture pubbliche e le chiese, con gli agili campanili sormontati da svettanti castelli in ferro battuto o con le più poderose torri campanarie, a segnare il tempo della memoria e della ricerca di un passato identitario, in cui l’architettura e l’arte sacra esprimevano la cifra della fede e della devozione di un popolo semplice e laborioso.

Un secondo itinerario di visita, ambientato in uno spazio disegnato con elementi architettonici e moduli stilistici desunti dall’arte classica di epoca romana, comprende l’ambientazione di 23 scene narranti gli episodi più significativi della vita di Gesù, tra i quali spiccano l’Annunciazione, la Natività, la Predicazione, l’Ultima Cena, la Crocifissione, la Morte e la Resurrezione. Un percorso originale ed inusuale per una mostra presepistica, che completa la narrazione dell’esperienza terrena di Gesù ed evidenzia il grande mistero della vita, della morte e della resurrezione, su cui si fondano la fede dei credenti e la speranza della salvezza eterna.

La ricostruzione minuziosa degli ambienti e del paesaggio storico rappresenta un vero viaggio a ritroso nel passato, di forte impatto visivo ed emotivo. I quadri focalizzano la vicenda umana di Gesù e l’annuncio della buona novella che rendono così straordinario il suo percorso terreno, dalla Nascita, miracolo di tenerezza di un dio bambinello adagiato sull’umile paglia, al sacrificio della Morte in croce, riscatto e catarsi per l’umanità intera, alla luce salvifica della Resurrezione, principio e fondamento del Cristianesimo.

Il terzo itinerario di visita non segue un tracciato tematico preciso, ma comprende una miscellanea di presepi di diversa provenienza, da quelli multietnici, straordinari nella rappresentazione della Natività, ambientata nei luoghi di origine e nelle forme stilistiche della cultura di riferimento, ai tanti presepi originali, fantasiosi ed insoliti, realizzati dai soci e dagli appassionati. Si tratta di un vero repertorio di tecniche, di forme e di soggetti, per la cui realizzazione sono stati impiegati i materiali più diversi, legno, pietra, plastica, terracotta, vetro, carta, stoffa, conchiglie, frutti di mare, pasta, mais etc., resi duttili dalla forza creativa e modellati con passione e pazienza infinita.

Collocate in contesti immaginari e spesso caratterizzate da scelte monocromatiche di prepotente registro espressivo, le figure di uomini, di animali e piante assumono così forme eleganti e sinuose e si muovono magicamente in atmosfere da sogno che incantano e stupiscono tutti i visitatori.

I percorsi di visita si concludono con un allestimento di grande perizia tecnica e di elevato valore estetico che regala brividi di emozione e di meraviglia: la grotta nella grotta che accoglie la Natività immersa nell’acqua.

E l’acqua, principio della vita, con la sua energia fecondatrice, con le sue proprietà terapeutiche e salutifere e con le sue valenze altamente simboliche di rigenerazione e purificazione, sigla il significato più profondo di questa mostra presepistica: la Natività è messaggio di salvezza, di pace e di amore per tutti gli uomini di buona volontà.

Adele Cicchitti

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